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non chiaro, per lo meno probabile e presumibile che i governi rappresentativi fossero i governi da preporsi come modello; quindi alle lodi che a questi si prodigavano contrapponevansi parole di biasimo pei governi assoluti, cui si largivano tali epiteti, che sonavano barocchismo, anticaglie, edifici tarlati e per vecchiume fatiscenti. Egli è manifesto pertanto che quanto più questi desideri venivansi rinfocolando, e questi parlari ripetendo, il governo de’ preti per cotestoro scapitava in dignità, in rispetto, ed in vigore; mentre gli ammodernati in vece si portavano alle stelle e guadagnavano ammiratori.

Altra circostanza venne a portare alterazione di umori, introducendo a poco a poco idee nuove tanto nella media quanto nella bassa classe del popolo romano. Eranvi fra’ reduci dalla grande armata restituitisi in Roma, molti ufficiali; eranvi pure non pochi soldati semplici. Gli ufficiali per condizione convenuta coi governi restauratori, vennero addossati al governo pontificio coll’onere di dover largire loro ciò che militarmente chiamasi mezza paga.

Era comune opinione pertanto che se non tutti, molti degli officiali reduci che non furono riabilitati al servizio militare, avessero appartenuto a congreghe segrete, e che quindi le loro idee, quantunque i preti li pagassero e mantenessero, fossero a’ medesimi poco favorevoli, per non dire decisamente contrarie. Fra gli officiali reduci vi fu anche qualcuno ch’entrò nella gerarchia ecclesiastica, e si mise in prelatura: tra questi rammentiamo monsignor Carlo Emmanuele Muzzarelli il quale, dopo esser divenuto decano della sacra Rota romana, finì la sua carriera coll’essere prima presidente dell’Alto Consiglio sotto il papato costituzionale, quindi ministro del governo provvisorio, membro dell’assemblea costituente, presidente del Consiglio de’ ministri e ministro dell’istruzione pubblica sotto il governo della repubblica romana del 1849. Dicemmo sul suo conto alcune parole nel capitolo V di questo terzo volume.