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Cessato il dominio di Napoleone in Roma, la quale veniva considerata siccome la seconda città dell’impero, non possiamo tacerlo, rimase uno spaventevole rilassamento nei costumi, il quale francescamente appellossi galanteria. L’autorità ecclesiastica ne veniva a poco a poco distruggendo le tracce pubbliche che partorivano uno scandalo pubblico, ma sopravvissero le private per qualche tempo. Il cicisbeismo che si portava ancora in trionfo in una parte delle classi alta e media, era per consuetudine tollerato, non eccitava fierezza, nè ripulse, nè mortificazioni, nè dava luogo a triviali pettegolezzi.

Ma intanto siccome la società si veniva a mano a mano facendo morale e accomodando sopra un tono del tutto diverso, cosi il cicisbeismo incominciò a ripudiarsi: esso non era più del buon genere. Invalse per gradi, e venne sommamente in onore il culto per la decenza e la costumatezza. Ritiratisi dal consorzio umano, o trasferitisi altrove, o spariti per morte i vecchi elementi, non si ebbero i nuovi in luogo di quelli; e se furonvi, ciò avvenne riservatamente. Il famoso si non caste saltem caute di sant’Agostino fu posto in pratica: però vi vollero alcuni anni prima che le cose giungessero a tal punto.

Oltracciò incominciarono a introdursi istituzioni molteplici di pietà o di beneficenza, e prime le signore romane furono ad associarvisi. Fra queste si segnalò la principessa Guendalina Borghese, onore e modello delle dame romane, specchio delle madri e delle spose, esempio di virtù, madre dei poveri. Fra gli uomini poi tenne il primato per eguali virtù il non mai abbastanza lacrimato commendatore don Carlo Torlonia. A lui si debbe in epoca più recente la istituzione di un conservatorio, in via di sant’Onofrio, per le povere orfanelle.

E la contessa piemontese marchesa Ignazia de Lützow, nata Teulada, fondò scuole gratuite in vicinanza del Foro romano.

Sursero in que’ tempi e conservansi tuttora: