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Non diciamo già che questi fosser tutti gli uomini ragguardevoli per merito che Roma accoglieva. Altri certamente ve ne saranno stati di cui forse non serbiamo memoria.

Egli è chiaro che dal concorso di forestieri che le migliorate condizioni di Roma attraevano, risultava un incremento sommo ed un lodevole incoraggiamento per le arti; sicché quegli anni furono decisamente felici per Roma. E siccome non si parlava affatto di politica in quegli anni di beatitudine, e se parlavasene, egli era di politica ristoratrice e non sovvertitrice, tutto in Roma si atteggiava a gioia, a festa, a culto di studi, a movimento commerciale, a sviluppo di civiltà. E quindi nobili e borghesi contraevano per la prima volta amicizie e legami co’ figli della nebbiosa Albione.

La progrediente civiltà intanto andava suggerendo l’abolizione di certi vecchiumi ripudiati dal secolo. Spariron perciò gradatamente l’uso della corda, della fustigazione pubblica e del cavalletto ai delinquenti. Venne pure abolita la giostra coi bufoli e coi tori, avanzo dei gusti barbari degli antichi Romani. Lo stesso tribunale della Santa Inquisizione, quantunque mitissimo in Roma, venne raddolcendo ancor più i suoi procedimenti: e così mentre alcuni rancidumi romani venivano sfumando e rientrando nelle ombre, porgevasi amica accoglienza a più ingentilite e ricercate consuetudini, e si favoreggiava l’accesso a più civili e giovevoli istituzioni.

Meritano fra queste una special menzione le casse di assicurazione dagl’incendi: e si pensò alla instituzione ed all’organamento dell’utile e benemerito corpo dei Vigili. Si provvide pure ad assicurare la vita, e dai disastri marittimi e fluviali il commercio: e più tardi si eresse una banca, come n’esistono in tutte le grandi città, la quale si chiamò Banca romana. Fondaronsi inoltre una Camera ed un tribunale di commercio, e si ebbe pur anco la benefica istituzione di una cassa di risparmio.