Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/715


della rivoluzione di roma 711

La commissione provvisoria municipale poi in un atto che pubblicava in quella occasione, il 15 luglio, faceva noto di avere accettato l’officio di provvedere temporaneamente ai comunali interessi; prometteva di non risparmiare studio e fatica per soddisfare ai bisogni de’ Romani ed apparecchiare a quelli che dovevan succederle una via più spedita di migliorare le loro sorti; dimandava il concorso operoso di tutt’i buoni e la cooperazione sincera di tutte le classi della società; ed annunciando il ristabilimento dell’autorità temporale del sommo pontefice negli stati della Chiesa, diceva ai Romani: «Voi saprete corrispondere all’invito dell’autorità che ci regge, e dimostrare col fatto la vostra riconoscenza a quella nazione generosa, che offrendosi amica vi rassicura in quest’oggi che non sarà delusa la vostra fiducia.»1

In seguito di queste disposizioni si videro fin dal mattino del 15 segnali di gioia in parte vera e sincera, in parte apparente e interessata, mediante i soliti addobbi o parature di finestre e balconi in molte delle vie principali della città. Diciamo in parte vera, in parte apparente, perchè lumi, fiori, parati ed altri segni esterni per gratificarsi il potere non li valutiamo gran cosa. Accade in casi moltiplici, e diremmo nel più dei casi, che l’apparenza non si trova all’unisono con la spontaneità e la sincerità. Onde crediamo che moltissimi attaccati al papa non misero i parati perchè tementi ancora le ire de’ repubblicani, ed altri viceversa di poco netta coscienza lo fecero astutamente, per propiziarsi il potere ripristinato.

Alle 2 pomeridiane mossero le truppe francesi alla volta del Vaticano, e si collocaron sulla piazza. Alcuni distaccamenti di varie armi entrarono nel tempio principale de’ cattolici, ad accrescerne l’ornamento; e vari corpi militari si estesero lungo la via del Borgo Nuovo sino al castel

  1. Vedi Raccolta ec., pag. 20. — Vedi il Giornale di Roma del 16 luglio.