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Nondimeno fu questa la prima volta che i Francesi nel 1849 estricatisi dagli arzigogoli e dalle anfibologie di linguaggio ci disser chiaramente che il governo pontificio ristabilivasi, ossia la sovranità temporale del capo della Chiesa.1 Mai non si vide tanto chiara, quanto nel proceder de’ Francesi qui da noi, la verità di quella massima del non potersi cioè servire a due padroni, che erano nel caso nostro il papa e la rivoluzione della quale si volevano (lo diremo con un francesismo) ménager les exigences.

Inoltre lo stesso Oudinot informava il pubblico, con un ordine generale del 14, che l’indomani domenica 15 luglio sarebbesi cantato nella basilica vaticana un Te Deum in rendimento di grazie pel felice esito delle armi francesi, e per lo ristabilimento dell’autorità pontificia. Tutti i corpi di guarnigione in Roma avrebbero assistito a questa cerimonia religiosa che doveva aver luogo alle 4 pomeridiane. Si annunziava una grande rivista dopo il Te Deum. Le truppe romane vi sarebbero state presenti prendendo la sinistra dei corpi francesi di simile arma. Una salva di cento colpi di cannone poi tirati dal castello sant’Angelo avrebbe annunziato alla città l’istante in cui sarebbesi inalberata la bandiera pontificia. Dovevano illuminarsi nella sera gli edifizi pubblici. Terminava dicendo che a nome del governo francese si sarebber distribuiti soccorsi agl’indigenti ne’ loro domicili.2

Ed il prefetto di polizia francese emetteva il 14 un’ordinanza in cui davansi le disposizioni relative alle carrozze stante la pubblica festa militare e religiosa del giorno seguente, e la illuminazione nella sera della cupola di san Pietro.3

Questo fu l’ultimo atto del prefetto di polizia Chapuis, perchè il 15 per motivo di salute si ritirò, e gli venne surrogato capo di battaglione Le Rouxeau.4


  1. Vedi Sommario, n. 101.
  2. Vedi Raccolta ec., pag. 17.
  3. Vedi detta. pag. 19.
  4. Vedi Giornale di Roma del 16 luglio.