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Proseguendo nella narrazione dei fatti diremo che fin dal 7 di luglio il Costituzionale romano, giornale di color clericale, era stato riabilitato a riassumere le sue pubblicazioni. Siccome poi la soppressione della Speranza dell’epoca aveva eccitato alcuni richiami all’autorità francese, questa per ischermirsene, pubblicò il 13 un’avvertenza nella quale diceva che: «Il Consiglio superiore di amministrazione sospendendo quei giornali, la pubblicazione dei quali nelle attuali circostanze gli sembrò pericolosa all’ordine pubblico, non intende rendersi solidale di quelli che ha autorizzato.»1 E per tal modo il governo francese veniva conservando sempre quella natura anfibia che non era nè carne uè pesce, e non si sapeva mai definire con chiarezza nè che desiderasse, nè che intendesse, nè quale reggimento positivamente volesse fondare o ripristinare. Questo difetto però è stato sempre, più o meno, proprio di tutto quello che ci è venuto dal governo di Francia.

E così il Costituzionale ancora, dopo aver sopravissuto due giorni al suo competitore a Speranza dell’epoca, dette il 13 di luglio gli ultimi tratti e requievit in pace.

Il 14 poi venne fuori un decreto del prefetto di polizia Chapuis, col quale si sopprimevano tutt’i giornali ad eccezione del giornale officiale col titolo di Giornale di Roma.2 Questo si era incominciato a pubblicare fin dal 6 di luglio senza lo stemma pontificio in fronte, ma sibbene con una vignetta rappresentante il genio della pace col ramo di olivo in mano, la quale rimase fino al 14 luglio. Il 15, come diremo, venne ripristinato il governo sotto il titolo di pontificio; e da allora in poi ricomparve su quel giornale l’arma di Pio IX col triregno e le chiavi.

Quanto al ministero per reggere provvisoriamente la cosa pubblica ne venne improvvisato uno di elezione francese.


  1. Vedi Giornale di Roma del 13 luglio.
  2. Vedi detto del 16 luglio.