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della repubblica romana in Roma, nel mezzo al secolo XIX, e mentre il mondo incivilito e tutte le potenze cattoliche erano in azione per rovesciarla ed abbatterla, non è un sogno, un delirio, un vaneggiamento?

Ritornando all’ingresso de’ Francesi, dietro le premesse intelligenze non era a dubitarsi ch’esso sarebbesi operato nel massimo ordine: e per verità la popolazione in genere era rassegnatissima a questo espediente risolutivo, e diremo di più che n’era contenta, perchè tendeva a far cessare uno stato così anormale, e rimuovere la causa di un pericolo permanente il quale, o per sè, o pe’ suoi, o per gli amici, teneva tutti in uno stato di palpitante agitazione.

I Francesi di fatti sul far del giorno occuparono il Trastevere fino al di qua dei ponti Sisto e Quattro Capi, e quanto alle porte, Portese, san Pancrazio ed Angelica come più vicine al Gianicolo, ne avevan preso possesso nella sera antecedente. Le truppe ch’erano fuori della porta del Popolo preser possesso del Pincio, della Trinità de’ Monti, e del Quirinale.

L’ingresso dei Francesi nel Trastevere fu accompagnato da dimostrazioni benevole. Alle 8 i Francesi bivaccavano sulla piazza del fontanone di ponte Sisto, fattivi i fasci d’armi: e nel Trastevere uomini e donne guastavan le barricate, e si portavan via le legna non ostante il divieto del municipio.

Alcuni pochi Francesi vedevansi alla spicciolata passeggiare per Roma nella massima buona fede, ed in un aspetto decisamente inoffensivo.

Se non che più tardi si disse che un trasteverino accompagnando un Francese per la città, fosse stato trucidato all’istante. Alcuni preti vennero uccisi barbaramente. Di uno fra gli altri raccontaronsi cose tali, che rifugge la penna dal ripeterle.

Fra le 3 e le 4 l’abate Perfetti e l’ex-deputato del Consiglio, dottor Diomede Pantaleoni, vennero aggrediti alle stalle di Chigi. Pantaleoni si difese colla spada ch’era