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della rivoluzione di roma | 669 |
città. È da considerare che con lui partirono molti fra i più virulenti demaghoghi, e fra questi il padre Ugo Bassi, i Ciceruacchio padre e figlio, e il disgraziatamente famoso Zambianchi.1 Doppiamente poi obbligati, in quanto che indipendentemente dai conflitti co’ Francesi, era voce che fosse a temersi che tanti soldati, esasperati per il mal successo della loro resistenza, avesser meditato di lasciare, prima di partire, con un saccheggio un tristo ricordo alla città. Noi nol crediamo, ma lo si temeva da molti, ed asseveratamente lo ripetevano.
Comunque si voglia, prima di narrare l’ingresso dei Francesi in Roma, ingresso che costituisce l’atto finale di questo dramma doloroso, crediamo opportuno di annunciare i proclami, i decreti e le altre disposizioni tutte che compatibilmente colle circostanze vennero adottate in quei supremi momenti.
Il 30 giugno in vista dello stato disastroso del commercio accordavansi dieci giorni di proroga pel pagamento degli effetti commerciali.2
Il direttore della zecca Pietro Girometti dava lo stesso giorno un rendiconto di tutto l’argento ricevuto dai cittadini, cominciando dal gennaio fino a tutto il mese di giugno, ed una esposizione dello stato di quell’importante stabilimento.3 E davansi il giorno stesso alcune disposizioni pel pagamento della tassa prediale o scutato, che in Roma nomasi dativa reale.4
L’assemblea dichiarava il 3 luglio che il municipio romano era benemerito della patria,5 e decretava che la legge del 29 marzo riguardante le pensioni da accordarsi ai feriti ed alle famiglie degli estinti per la guerra dell’indipendenza