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668 | storia |
costo intento a condurre i suoi in terra italiana, ove deposte le armi potessero però servire anche una volta alla sperata riscossa. Il generale fissò la mente a Venezia, e colà fu suo intendimento di condurre le sue schiere.»1
Coll’aver noi riportato questi brani dell’opuscolo sovra indicato siam venuti anche accennando l’inizio della celebre ritirata di Garibaldi e de’ suoi, vogliam dire gli avanzi della sua legione, di quella lombarda, e di tutti que’ volontari che sotto il suo comando militarono. A loro poi associarono molti altri individui compromessi in primo grado nella rimana rivoluzione. Sommava il corpo esulante ad un 4 o 5,000 uomini. Il Ruggeri dice ch’eran 4,000 fanti e 800 cavali.
Si riunirono nelle ore pomeridiane sulla piazza di san Giovanni in Laterano. Fra i cavalieri erano molti dragoni che al loro giungere in quel luogo venivan festeggiati. Sull’imbrunire dell’aria al venir della notte partirono, prendendo per le mura della città la direzione di Tivoli.
Sorprese da un lato questo ritiro del duce dell’armata, Garibaldi, perchè non avevasene alcun sentore, ma se ne penetrò da taluni il disegno, e si disse perfino esservi nei piani del generale di voler trasportare e sostenere colla sua armata il governo repubblicano in altra parte d’Italia2 o gettarsi, se ne venisse discacciato, nella Venezia. Le vicende di questa ritirata sono a tutti note, e nell’opuscolo del Ruggeri più volte citato se ne possono rinvenire le particolarità.
I Romani pacifici furon gratissimi al Garibaldi per cosiffatta determinazione, perchè col suo allontanamento andavasi spegnendo negli esaltati repubblicani l’ardore di parte di cui il Garibaldi era il più valido ed incoraggiante appoggio; e di tal guisa vennersi ad impedire conflitti tremendi coll’armata francese irrompente nelle mura dell’eterna
- ↑ Vedi E. Ruggeri, Della ritirata di Garibaldi da Roma — Narrazione Genova, 1850, in-12, nelle Miscellanee, vol. XV, n, 11, pag. 5, 6, e 7.
- ↑ Vedi Ruggeri op. cit., pag. 8 e 9.