Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
666 | storia |
Fu accompagnata la salma al tempio da un 400 giovani, residuo dei 900 onde componevansi i due battaglioni della detta legione.1 Una musica romana seguiva i soldati, poi la bara (ahi spettacolo tristo e lacrimevole!) coperta della tunica insanguinata. Venivau quindi un centinaio di feriti che si erano a stento trascinati fuori del letto per salutare rultima volta il povero loro colonnello.
L’esequie ebbe luogo nella chiesa. Solo è a lamentarsi che il padre Ugo Bassi, immemore della santità del luogo, recitasse sul feretro non la orazione funebre ma un’atroce piuttosto e violentissima diatriba contro il papa e il clero, quel clero cui apparteneva pur esso.2
Convenutosi come dicemmo, che ai Francesi non si sarebbe fatta violenza ulteriore, ed incaricato il municipio di provvedere al modo di rendere meno acerba la resa della città e l’ingresso dell’oste vincitrice, s’immagini ognuno la sorpresa e lo sgomento che cagionò il vedere nelle ore pomeridiane del giorno 2 che distruggevansi i parapetti del ponte Quattro Capi. Si seppe poi ch’eran questi gli sforzi supremi del partito esagerato che il Mazzini capitanava, e che sognava tuttavia una resistenza quanto impossibile, altrettanto fatale alla città. Non era più il Mazzini però come triumviro (perchè erasi già dimesso), ma sì bene Mazzini il grande agitatore, che simili indegnità come semplice privato fomentava. Che se pure, come taluni sostenevano, egli vi fu estraneo, eran sempre le sue dottrine che professate da fanatici settatori accendevano e tenevan vivi propositi sì esorbitanti. In quel momento il mal genio di Roma per brevi istanti sollevò il capo truculento e sanguinoso su lei. Ma la necessità, la ragione, il buon senso pubblico prevalsero, e lo ricacciarono negli antri
- ↑ Alla legione lombarda di 000 uomini era stato aggiunto in Roma nel maggio un altro battaglione di bersaglieri composto della così detta legione Trentina e di una compagnia del 22.° Vedi Dandolo, pag. 1S6.
- ↑ Vedi Dandolo op. cit., pag. 244 e 245. — Vedi Monitore, pag. 654. — Vedi Miraglia, pag. 292.