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della rivoluzione di roma | 63 |
Eglino lasciarono partendo una lettera al senatore di Bologna annunziante che accettavano entrambi l’incarico di Sua Santità di far parte della Giunta di stato.1
Eran le cose a questo termine, è fra le altre attendevasi da un momento all’altro la notizia di un cambiamento del ministero in Torino, perchè da vari giorni le popolari dimostrazioni ed i tumulti di piazza volevano giù ad ogni costo il ministero attuai La piazza difatti vinse ancor là, ed il 15 venne formato il così detto ministero democratico coll'abate Vincenzo Gioberti alla testa.2
Partiva il 16 da Roma l’avvocato Filippo Canuti, uno dei caporioni della rivoluzione italiana, e la Gazzetta di Roma dandone l’annunzio, lo diceva incaricato di una missione straordinaria presso i governi di Parigi e di Londra.3 Il Canuti per verità fin dopo la catastrofe del Rossi, prevedendo l’andamento a precipizio delle cose nostre, manifestò il desiderio di ritirarsi. Uomo spertissimo in politici rivolgimenti, ma dotato di molto buon senso ed ammaestrato dall’esperienza degli anni, quantunque avesse fatto parte in Parigi dell’associazione nazionale italiana (della quale il Mazzini era presidente, ed esso sotto presidente), professò sempre, e lo conoscemmo personalmente sentimenti piuttosto temperati, nè si vide difatti figurare sulla scena, perchè gli uomini moderati non erano tenuti in pregio. E così il Canuti ben informato, se ne partiva e disapprovava tacitamente l’andamento delle cose nostre. E mentre così vedeva le cose il Canuti che di ciò era maestro, i Francesi che avevano il loro circolo in Roma essendo malissimo informati della verità, abbandonavano ai voli delle loro immaginazioni, lodavano con un indirizzo i Romani per la loro condotta, e gl’invita-