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della rivoluzione di roma | 61 |
Noi abbiamo dato più sopra una lettera del general Zucchi all’avvocato Giuseppe Galletti ministro dell’interno. Ora, in seguito d’uno sfregio fatto allo stesso generale Zucchi dal ministro delle armi Campello, ci è forza pubblicarne un’altra, affinchè connettendole entrambe, e leggendo la risposta del Campello, possiamo identificarci meglio colla situazione di allora, e riconoscere in quali tempi di prostrazione morale eravamo caduti. Ecco il fatto.
Il conte Campello senza dare nè ordini nè istruzioni sia verbali sia scritte al generale Zucchi, il quale era tuttavia in Bologna, gli ritirò il comando della truppa, diffidando i militi a non prestargli più obbedienza. Offeso sommamente il generale, diresse al Campello la lettera seguente:
- «Sig. conte Campello,
» Non vi sono che i vili che osano d’insultare quando sono lontani ed al sicuro. Gli ordini che lei ha mandati a tutti i capi dei corpi diffidandoli d’obbedirmi, non riconoscendo punto quanto io aveva operato, minacciandoli in caso di contravenzione di dichiararli ribelli e traditori, è la cosa più indegna che si possa commettere. Perchè ella non ha avuto il coraggio di serivermi francamente, come fanno gli uomini leali, che io più non comandava, darmi ordini ed istruzioni come io gliele domandava?
» Le scrissi che rinunziavo il comando al generale Latour, in attenzione di ulteriori sue disposizioni. Ma viste le presenti circostanze, credetti necessario di ritenere il comando, e credo che questo sia stato utile avendo fino ad ora conservato la quiete e l’ordine nella città a malgrado di tante provocazioni dei malevoli fatte al popolo, eccitandolo alla rivolta; cosa che pare sia di aggradimento di Sua Santità, e la prova ne sia le di lei istruzioni date ai capi e fatte conoscere ai militari, che