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Fino al 7 dicembre dell’anno 1848 rimase in Venezia. Trasferitosi quindi in Roma venne nominato il 18 gennaio 1849 generale della civica romana, e fu eletto deputato all’assemblea costituente.

Morto come si disse il 23, ebbe luogo il giorno seguente 24 di giugno il trasporto della sua spoglia mortale nella chiesa di sant’Andrea delle fratte, dalla sua casa ch’era in via Gregoriana.

L’accompagnarono i rappresentanti del popolo, quattro battaglioni della guardia nazionale, vari distaccamenti di linea, molti officiali, ed il ministro della guerra. La mattina seguente nella detta chiesa furon celebrate l’esequie, ed il capitano Checehetelli ne lesse l’elogio. Se non ebber luogo gli onori funebri, fu conseguenza dello stato di assedio sotto del quale trovavasi Roma.1

E ritornando a parlare dell’assedio, diremo che lo stesso giorno 24 i Romani costrinsero la batteria francese n° 11 a tacersi. Il loro fuoco, di una estrema vivacità, come dice il generale Vaillant, rovesciò tutti i gabbioni ed i sacelli di terra. Onde i Francesi trovaronsi costretti di ricostruire più solidamente la batteria suddetta e di stabilire ne’ bastioni 6 e 7 due nuove batterie di 4 cannoni ciascheduna, per ridurre al silenzio le bocche da fuoco de’ Romani poste sulla seconda linea di difesa, e così attivamente servite. La batteria del bastione 6 fu designata sotto il n° 12, quella del 7 prese il n° 13.2

Vennero nello stesso giorno allietati i difensori di Roma dall’arrivo di un migliaio di militi tra soldati del 3° reggimento leggeri, e volontari; e la loro venuta tanto più fu in buon punto perchè in que’ tristi momenti recarono un soccorso assai considerevole di viveri in bestiami e granaglie. Questi fatti somministrarono al Monitore motivo di esclamare che poche centurie dei repubblicani d’Italia non temevano le migliaia dei repubblicani d’oltralpe: perchè a

  1. Vedi il Monitore romano del 25 giugno, pag. 626.
  2. Vedi Vaillant, pag. 116 e 117.