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mente negli spiriti indomiti dei repubblicani di Roma la speranza di una rivoluzione francese in loro sussidio, la quale avesse convertito gli sdegni dei Galli in amplessi fraterni co’ discendenti dei Camilli; e cangiata in sogno questa speranza fallace, null’altro restava loro che una resa onorevole, poiché i Francesi eran penetrati non solo, ma eransi di già stabiliti e rafforzati dentro le mura di Roma.

Potevan dunque le sorti romane versare in più tristi condizioni? E i Romani non pertanto, non che non sentissero la lor prossima fine, sentivanla, ma non diederlo a divedere, nè commisero atti di viltà o scoramento, fin che non furono sopraffatti dalle armi straniere.

Il proseguimento pertanto delle romane difese fino alla caduta della repubblica e di Roma che n’era la sede, formerà il soggetto del capitolo seguente.