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della rivoluzione di roma | 633 |
La commissione delle barricate avvisava il 15 il trasferimento del suo ufficio dal palazzo Borromeo a quello Farnese.1
Invitavansi inoltre i possessori di un fucile a stutzen o di una carabina di Vincennes a recarsi alla porta san Pancrazio ond’essere riuniti in una squadra. Oltre i viveri di campagna assegnavansi loro cinque paoli al giorno.2
Se entriamo in tante minute particolarità egli è perchè vogliamo farle conoscere tutte. Siamo nell’epoca repubblicana, e come conoscerne estesamente lo spirito senza esaminarne tutti e singoli gli atti, ed il linguaggio de’ suoi caldeggiatori? Le molte raccomandazioui, per esempio, ai cittadini affinchè concorressero alle barricate, non provano fino all’ultima evidenza ch’entusiasmo reale non v’era, e che se fosser corsi spontanei e numerosi, non faceva d’uopo di chiamarveli iteratamente? E quel chiedere ora i fucili a percussione, ora le carabine o gli stutzen, ora una cosa, or l’altra, non somministra un’idea chiara e distinta sia del poco ordinamento, sia della vessazione costante che esercitavasi sui cittadini? A che tutte queste richieste e queste raccomandazioni se fosser stati veri i 77,100 uomini designati dal poco critico Freeborn? E queste osservazioni minute che noi facciamo, ed i confronti che veniamo istituendo, avremmo potuto farli senz’avere schierato d’innanzi ai nostri lettori in precedenza tutti gli atti e le disposizioni governative che ce ne porsero l’argomento?
Ma ora è tempo di passare al racconto di ciò che accadde in Parigi il 13 di giugno, per la ragione che il movimento il quale venne colà suscitato infruttuosamente, fu connesso non solo, ma provocato dalle cose di Roma, e la protrazione della resistenza romana, siccome dicemmo più addietro, era basata sul cangiamento di scena che volevasi operare in quella dominante a profitto della repubblica romana.