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Ritornando indietro ancora una volta, andremo spigolando e rammentando qualch’altra cosa occorsa, e che pur ci sembra meritevole di ricordo.

Diremo pertanto che accaduti i fatti del 3 di giugno, nei quali non mancò certamente il coraggio negli assaliti per mostrare agli assalitori non esser poi cosa sì agevole lo attaccarli ed il vincerli, egli era ben naturale che stante un assedio del quale andavansi ad incontrare tutti gl’inconvenienti, fosse nell’interesse del governo di incoraggiare e sostenere nelle romane popolazioni non solo lo spirito bellicoso, ma di fare qualche cosa altresì che ne menomasse i disagi.

A tal effetto sorgeva il triumvirato e con enfatiche parole dirette alle Romane! Figlie del popolo, decretava:

«Le famiglie popolane le cui case fossero minacciate dalle bombe o dal cannone, durante l’assedio, a cominciar da domani, e occorrendo anche prima, avranno alloggio per cura del governo in case, palazzi o conventi fuori d’ogni pericolo.»1

E lo stesso triumvirato per retribuire con degno premio i cittadini benemeriti della patria, ordinava con decreto la coniazione di tre specie di medaglie, in rame, in bronzo, e in oro.2

Il primo di questi due decreti era opportunissimo per amicarsi il popolo del Trastevere, ma nel tempo stesso era una indegnità, perchè, a parte il provvedimento umanitario il quale affezionava i Trasteverini al triumvirato, quel porre le popolane romane ne’dorati palagi e nelle aule profumate delle romane principesse, non poteva non concitare sensi d’odio e di rancore verso la romana aristocrazia. Difatti «vedete, dicevano, quante e quanto spaziose camere per due o tre persone, mentre noi stentatamente col sudor della fronte viviamo in meschinissimi tuguri!»


  1. Vedi il Monitore del 6 giugno, pag. 549.
  2. Vedi detto.