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governo, e da’ suoi. Fra gli eccitamenti ampollosi non è da passare inosservato quello del primo proclama per un risorgimento europeo, affinché apparisca sempre più la giustezza del nostro asserto che la rivoluzione romana era capo e centro della rivoluzione europea. Certo che un documento più concludente di questo difficilmente potrebbe trovarsi.

Raccontato fin qui ciò che venne pubblicato dal governo, narreremo come realmente passaronsi le cose.

Dopo le dieci ore della sera del 21 il tenente colonnello francese Espinasse fece cominciare un fuoco vivo e pertinace contro le mura di porta san Paolo, e contemporaneamente il generale Guesviller che era sui monti Parioli ad un terzo di miglio dalla porta del Popolo, attaccò Roma dalla parte di villa Borghese, facendo a tal effetto lanciare granate su quella parte nobilissima della città che corrisponde all’antico Campo Marzio. Eran per verità due finti assalti. Ciò non ostante molti difensori di Roma accorsero ai punti attaccati. Tutto questo, in una parola, non ebbe per iscopo che di richiamar l’attenzione e sparpagliare le forze dei Romani in tutt’altro punto che non fosse il Gianicolo.

Relativamente all’attacco dai monti Parioli non fu se non il giorno 24 che se ne conobbero le particolarità per mezzo di un bullettino sottoscritto dal generale Roselli. Vari distaccamenti di Romani vi preser parte, ed erano comandati dal perugino Masi, dal piemontese Pinna, dal romano Morelli, e dallo svizzero de Sère, sotto il comando del colonnello polacco Ysenschmid de Milbitz.1

Alle 11 difatti della sera del 21 il colonnello Niel dette l’ordine dell’assalto, e le colonne francesi slanciaronsi subito sulle brecce e le superarono. Gridò all’armi una sola sentinella del bastione 7, ma i Romani vedendosi in faccia al nemico comparso all’improvviso, sorpresi e vinti

  1. Vedi il Monitore del 21 giugno, pag. 621