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della rivoluzione di roma | 587 |
Asserisce inoltre il Vaillant che i volontari o corpi franchi dell’armata romana formavano un sei mila uomini circa,1 ossia presso a poco una terza parte della medesima. A noi sembra giusto il suo calcolo, ed aggiungeremo che in questi si riconcentrò la parte più attiva ed efficace della resistenza romana. La truppa regolare o di linea vi prese piccolissima parte, ed i Romani vi erano in una proporzione minima, essendoché dalle note di tutti i feriti divulgate per le stampe, nelle quali e nome e patria e corpo militare di ciascuno dei combattenti sono riportati con diligenza, e che può chiunque lo voglia esaminare a suo bell’agio, si rileva che sopra mille e duecento novantotto feriti i Romani non furono se non che centotrentasei, ossia nella proporzione di un decimo circa.2
Roma pertanto in sui primi di giugno era risolutamente per la guerra. Ed in previsione di ciò che andava necessariamente ad accadere a momenti, la commissione delle barricate composta di Cernuschi, Cattabeni, Andreini, annunziava il 2 di andare a riprendere le sue funzioni.3
L’assemblea dichiaravasi in permanenza,4 ed il triumvirato invitava i Romani di recarsi alle mura, alle porte e alle barricate.5
Il nuovo ministro dell’interno Mayr, entrato in ufficio il 2 di giugno in sostituzione del Rusconi partito per una missione all’estero, ordinava lo stesso giorno che tutte le campane fosser mute e al rintuono di quella del Campidoglio rispondessero a stormo, e che il Santissimo venisse esposto nelle chiese.6 Ed il maggiore Galvagni invitava i cittadini a spargere terra e pozzolana avanti le