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» Da molto tempo io non ho alcuna specie di rclazione col figlio primogenito di Luciano Bonaparte, ed io deploro con tutta l’anima mia ch’egli non abbia sentito che il mantenimento della sovranità temporale del Capo venerabile della Chiesa sia intimamente legato allo splendore del cattolicismo, come alla libertà e alla indipendenza della Italia.

» Ricevete, monsignore, l’assicurazione de’ miei sentimenti di alta stima.»

(Sottoscritto)

Luigi Bonaparte.1



Se ben si considera la detta lettera (la quale quantunque breve, accoglie una professione di fede politica e religiosa) si dovrà convenire ch’essa non poco contribuir dovesse a conciliare al Bonaparte il favore dei cattolici di Francia e del clero massimamente, e quindi a spianargli la via per la sua elezione alla presidenza. E difatti il 20 dicembre era proclamato presidente.2

Che se poi si unisca l’effetto incoraggiante della detta lettera pei cattolici in Roma o per quelli che facevan corona al pontefice in Gaeta, colla spedizione allestita dal general Cavaignac a tutela e in difesa del medesimo, dovrà convenirsi che spiravano in quei tempi aure più propizie pel papato nelle regioni d’oltremonti, piuttosto che in quelle della Italia stessa di cui il papato rappresenta una delle sue più veraci e superstiti grandezze.

Ritornando alla nostra Roma, vi si attendeva con ansietà l’effetto delle deputazioni spedite al pontefice, e il giorno 7 furono rimosse le incertezze, poiché si seppe che nou erano state ricevute.

Il Contemporaneo ne dette l’annunzio con queste parole:

«Non vi è più dubbio: il pontefice è prigioniero del Borbone: egli non ha più il potere di conoscere la ve-

  1. Vedi il Journal des Débats del 9 decembre 1848.
  2. Vedi la Gazzetta di Roma del 30 decembre, pag. 1103.