Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
584 | storia |
Teucri;» mentre altri più franchi ed aperti imprecavano e maledicevano al generale, ai soldati, alla nazione, e perfino al presidente della repubblica Luigi Napoleone Bonaparte.
Che anzi a tal punto di aperta contrarietà pronunziossi il partito esagerato, che come indizio dell’alto disprezzo in cui teneva il francese dittatore, non ebbe riguardo di farlo rappresentare nel Don Pirlone (ch’era l’organo più dichiarato della rivoluzione) siccome un uomo senza testa o colla testa di asino. Dietro tali preliminari può ognuno immaginare l’effetto terribile prodotto in quelle teste vulcaniche dal rifiuto del generale, e quali i discorsi, i fogli stampati, e le caricature per esprimer lo sdegno e il disprezzo che invadeva le menti.
Il primo giorno di giugno pertanto si passò fra le grida, le minacce, gli schiamazzi e le recriminazioni. L’accaduto però conoscevasi, ma vagamente soltanto.
Nel giorno 2 il Monitore mise tutto in chiara luce, ed il triumvirato informò i Romani con una grida, della convenzione col Lesseps e del rifiuto del generale di ratificarla.1 Con altro proclama poi gli avvertiva che il generale anzidetto aveva rotto la tregua.2 Pubblicavasi inoltre l’ultima lettera del Lesseps in data del 1°, nella quale annunziava di partire per Parigi per far ratificare la convenzione del 31 di maggio.3
Tutte queste particolarità noi le abbiamo già esposte alla fine del nostro capitolo XV sulla missione del Lesseps. Ne abbiamo ora riparlato succintamente onde seguire per ordine cronologico la serie degli avvenimenti occorsi in sui primi di giugno.
Analogamente alle sue promesse il generale Oudinot non avrebbe dovuto assalire i Romani che il lunedi 4 giu-