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della rivoluzione di roma | 583 |
CAPITOLO XVII.
[Anno 1849]
Agitazione in Roma del 1 e 2 giugno per il rifiuto del generale Oudinot alla proposizioni del Lesseps. — Denuncia della cessazione dell’armistizio. — Disposizioni dei Romani per la resistenza. — Il generale Oudinot attacca i Romani il 3 di giugno e non il 4 come aveva promesso. — Onorevole resistenza dei Romani e dei loro ausiliari p9r la massima parta non romani. — I Francesi restano padroni delle posizioni. — Lettera del generale Oudinot al comandante dell’armata austriaca. — Discorso del medesimo al colonnello Buenaga spagnolo ed ai colonnelli napolitani d’Agostino e Nunziante. — Incominciamento dell’assedio regolare e progressi delle operazioni strategiche fino all’ingresso dei Francesi per le brecce nella notte dal 21 al 22 di giugno. — Racconto della sortita dei Romani detta l’incamiciata. — Pratiche del generale Oudinot per arrestare le ostilità. — I Romani non vogliono cedere. — Rigori usati dal governo romano per tener celati i progressi dei Francesi nelle operazioni dell’assedio. — Disposizioni governative dal 1° al 22 di giugno. — Il Mazzini racconta il 20 all’assemblea la mala riuscita della rivoluzione tentata dal Ledru-Rollin in Parigi. — Le cose di Roma volgono a mal fine per i rivoluzionari.
Conosciuto che fu il rifiuto del generale Oudinot (e non vi volle molto a conoscerlo, perchè la mattina del 1° di giugno quel no fatale era su tutte le bocche), le ire dei Romani proruppero acerbe contro il nome francese, e da ogni banda accenti sdegnosi udivansi e propositi di vendetta. E come già non pochi erano per istinto avversi alla Francia, ed altri lo divennero dopo il 30 di aprile, così le pratiche del Lesseps contennero per quindici giorni, e per rispetto al triumvirato, i loro sdegni. Costoro pertanto durante le negoziazioni dubitaron sempre, e poco o nulla fidenti nelle promesse francesi, non peritavansi di ripetere a mezza voce quel celebre: «equo ne credito.