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maestre di rivolture, godon fama di promotrici di libertà e di alimentatrici dell’incivilimento europeo.

Ed appunto per questo si escogitò il già mentovato Protocollo, d’onde risultar dovessero le adesioni dell’universale alla repubblica, poco importa se con firme vere o mendaci, se d’illetterati, di dipendenti, di forzati; poco importa se esprimenti una frazione più che dubbia e, ciò che più monta, infinitamente impercettibile delle popolazioni romane. L’essenziale si era che si vedesse una filatessa di firme. Ma queste firme contate da noi non raggiungono che la cifra di 8,912, e quindi sopra tre milioni di abitanti non equivalgono che ad 1/337 della popolazione, ossia appena ad un terzo per cento tra maschi e femmine, fra’ quali moltissimi croce segnati, perchè non sapevan leggere nè scrivere: basti solo il conoscere che nel comune di Graffignano, governo di Bagnorea, in 370 sottoscritti non furono che 58 quelli che sapevano scrivere.1

Nello intendimento poi di commovere le viscere sensibilissime degli esteri per la Roma monumentale, inviavasi pure a documento di barbarie la lista, siccome già dicemmo, dei danni inferiti dai Francesi ai monumenti venerandi delle belle arti, danni non solo esagerati, ma quasi diremmo immaginar!, bastando il percorrere Roma, le sue chiese, i suoi palagi, i suoi monumenti, i suoi musei, le sue gallerie per convincersene.

Si affidava ai Canuti, ai Carpi, ai Manzoni,.ai Marioni, ai Rusconi, ed ai Frappolli il carico di patrocinare presso i sommi politici d’Inghilterra e di Francia la causa delle popolazioni romane languenti (così dicevasi) sotto la sferza crudele dei preti e de’ sanfedisti. Gli avevano finalmente scacciati, è vero, ma temevano di riaverli sul collo. S’indirizzavano in fine quegli esagerati ed eccitatori proclami ai soldati francesi per tentare il loro onore, rattiepidire la lor fede, indurli ad infrangere la militare disciplina.


  1. Vedi Protocollo della Repubblica Romana, pag. 599.