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una delle parti meno piccanti e profittevoli della nostra storia.

Egli è prima di tutto a sapersi che, come abbiamo già accennato nel capitolo XIV, uno dei primi pensieri del Mazzini era sempre quello di tenersi amica la Montagna francese, della quale il Ledru-Rollin figurava siccome l’arbitro supremo. Tramavasi alacremente dalla medesima per la caduta di Napoleone e pel trionfo della repubblica rossa. L’elezioni in senso socialista, i discorsi all’assemblea favorevoli a Roma repubblicana, e la proposta di porre in istato di accusa il Bonaparte presidente della repubblica, confortavano il Mazzini in queste speranze.1

A porgere intanto nelle mani de’ suoi amici parigini un’arma a due tagli per iniziare le loro accuse e rovesciare, se fosse possibile, l’attuale governo di Francia, meditato aveva il Mazzini di far compilare una raccolta contenente non solo le adesioni dei popoli dello stato romano al governo della repubblica, ma la espressione del loro abbominio del governo francese che ordinato aveva una spedizione per abbatterla.

Vennero affidate agli agenti del governo nelle provincie le pratiche per ottenere le sottoscrizioni; la riunione poi, la compilazione e la stampa venne affidata all’ex sacerdote friulano Francesco Dall’Ongaro, una delle lance spezzate del Mazzini. Il compimento e la pubblicazione dì questo repertorio, cui diessi il nome di Protocollo della Repubblica Romana, ebbe luogo il giorno 24 maggio e subito venne consegnato, per recarlo a Parigi, a quel Michele Accursi ch’era giunto in Roma col Lesseps dieci giorni prima.

Quest’uomo era in voce di aver recitato nei tempi passati due parti nella commedia stessa, la qual cosa se noi con ripugnanza accenniamo senza garantirla minimamente, egli è perchè uno dei passati direttori di polizia

  1. Vedi Monitore, pag. 470, 479, 480, 502 e 514.