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La caduta di Bologna, dopo una accanita resistenza di oltre una settimana, ebbe luogo in seguito di capitolazione col municipio ed a tutela della città e degli averi. Secondo però le teorie mazziniane nè proprietà nè terre nè vite umane eran da aversi in considerazione. Perdere tutto, tutto distruggere, tutto sacrificare: col nemico cedere, patteggiare giammai!

Queste teorie venner diffuse nel pubblico mediante un articolo inserito il 23 maggio nell’Italia del popolo ch’era il giornale del Mazzini, cui a noi fa nausea di trascrivere qui intieramente. Nel Sommario lo darem per intiero;1 eccone intanto qualche brano:

«L’Italia tenta oggi uscire dal suo carcere doloroso; vuol sferrarsi dai ceppi papali ed imperiali — Italia vuol essere Italia; e purchè si adempia il suo destino corrano pure fiumi di sangue; siano pur distrutte città sopra città; le battaglie succedano agli incendi, e gl’incendi alle battaglie; e la grandezza della nostra guerra tremenda sia pari alla grandezza di Roma futura.»

E più sotto:

«Noi esortiamo dunque milizia e popolo, noi esortiamo con questo grido di guerra e i valorosi che combattono e gli animosi che a combattere si accingono; noi esortiamo sopra tutto chi conduce la guerra perchè la guerra si faccia tale che al vincitore non rimangano le nostre città intere; ma trovi ad ogni passo la morte.

» Perchè vinta è Bologna? Perchè si capitolava — Nella guerra nostra non si cede ma si distrugge; e si distrugge per edificare.

» Così combatterono i Greci moderni, i quali, anzi che cedere alle armi ottomane le loro città, le incendiavano; e ai vincitori rimanevano mucchi di pietre e cadaveri arsicciati.

» Se queste nostre parole saranno sentite, intese, effettuate, avremo vinto — La guerra si farà tremenda; tutta

  1. Vedi Sommario, n. 93.