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«Romani!

» Parecchi fra voi, in un moto di zelo irriflessivo, promosso da sentori di nuovi pericoli, hanno ieri posto mano, disegnando farne arnesi di barricate, sopra alcuoi confessionali appartenenti alle chiese.

» L’atto sarebbe grave e punibile se noi non conoscessimo le vostre intenzioni.

» Voi avete creduto, con quella dimostrazione, far nuova testimonianza che ogni cosa è oggimai possibile in Roma fuorché il ripristinamento del governo sacerdotale caduto. Avete voluto esprimere il pensiero che non è nè può essere vera religione dove non è patria libera; e che oggi la causa della religione vera, la causa delle anime nostre libere ed immortali, sì concentra tutta sulle barricate cittadine.

» Ma i nemici della nostra santa Repubblica vegliano in ogni parte d’Europa a iuterpretare male i vostri atti; e ad accusare il popolo d’irriverenza e d’irreligione. Tradirebbe la patria chi fornisse motivo a siffatte accuse.

» Romani! La Città vostra è grande e inviolabile fra tutte le Città d’Europa, perchè fu culla e conservatrice di religione. Dio protegge e proteggerà la Repubblica, perchè il santo suo nome non è mai scompagnato dalla parola Popolo, e perchè da noi si combatte per la sua Legge di amore e di libertà, mentre altrove si combatte per interessi e ambizioni, che profanano e rovinano ogni credenza. In quelle chiese, santuario della religione dei nostri padri, s’innalzeranno, mentre combatteremo, preghiere al Dio dei redenti. Da quei confessionali, d’onde pur troppo uscirono talvolta, violazione del mandato di Cristo, insinuazioni di corruttela e di servitù, esce pure, non lo dimenticate,