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ha egli lasciato scritto nella sua celebre opera sul potere pubblico divulgata nell’anno 1859:1

«Un papa non re, nell’ordine temporale, sarebbe necessariamente un papa suddito di un altro re; ed un papa suddito di un re sarebbe un oggetto per lo meno di diffidenza per gli altri re; ed allora l’indipendenza e l’imparzialità della sua autorità spirituale sarebbero fortemente compromesse agli occhi del mondo cattolico. Potrebbe la Francia, per esempio, diceva Napoleone I, di cui abbiamo riportato altrove la rimarchevole testimonianza nella sua integrità, potrebbe la Francia contentarsi di un papa suddito dell’Austria, o l’Austria di un papa suddito della Francia? Osservate piuttosto con quale facilità tutte le potenze e tutti i popoli veramente cattolici si contentano di un papa romano, cioè di un papa indipendente anche temporalmente da qualunque altra potenza temporale: di un papa-re. Ed anche nell’interesse della loro dignità, di cui si deve tener conto nelle questioni di questo genere, i principi temporali, come ancora i loro popoli, non vogliono e non posson volere un papa-suddito.» Quindi soggiunge:

«Ciò che è necessario esiste, noi lo ripetiamo ancora una volta con san Tommaso; così dunque la Provvidenza, che regge il mondo nell’interesse della Chiesa, incaricata d’illuminare e di reggere il mondo spiritualmente; la Provvidenza, che armonizza in un modo tanto ammirabile le vicissitudini degl’imperi e le vicissitudini della Chiesa, si servì della fede di certi popoli e della pietà di certi principi, come ancora degli errori e dei delitti di altri popoli e di altri principi, per costituire un regno temporale al Capo visibile della Chiesa. Dimodochè questo regno uscito come un fatto necessario, logico e provvidenziale dalla nuova condizione religiosa e politica del mondo «è il solo che nulla deve alla sorte delle

  1. Vedi padre Ventura, Essai sur le pouvoir public ec. Paris, 1859, in-8, pag. 594.