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della rivoluzione di roma | 51 |
Ma intanto che in Roma il ministro della guerra di un piccolo stato come il pontificio esercitava così in grande le sue facoltà ministeriali colle promozioni da una parte, e coll’addizione di un personale immenso dall’altra; e mentre, gratificando ad un sentimento un po’ basso di animosità contro il general Zucchi, diffidava le nomine fatte dal medesimo in Bologna, dirigeva il prode generale una lettera all’avvocato Giuseppe Galletti la cui importanza ci obbliga a riportarla per intiero. Imperocchè il Zucchi all’intento di giustificare la sua condotta nel Bolognese, riassume storicamente le circostanze tutte che ne provocarono gli atti, e ci racconta i tentativi del partito repubblicano, alla testa del quale era il generale Garibaldi, per far piombare il Bolognese in un mare di sciagure. Eccola:
- «Eccellenza!
» Rispondo alla lettera che ella si è compiaciuto scrivermi il 30 dello scorso mese. Siccome mi dice ch’è un Italiano che scrive con franchezza ad un altro Italiano, e tale essendo io sempre stato, così, come è mio costume rispondo con franchezza e lealtà, tale essendo sempre stata la mia guida; quindi ora in tale guisa io le parlerò.
» Secondo i principi ch’ella ha sempre manifestato, io non doveva mai credere, come non ho creduto, ch’ella potesse dividere coi tristi, che bene a ragione così li chiama, dubbi sui miei principi che mai smentii, e ne diedi, io credo, in tutti i tempi ed in tutte le circostanze, prove.
» In quanto alla disapprovazione ch’ella ha diviso con quelli che trovarono dure le misure prese contro Garibaldi, ne attribuisca il motivo chè a lei non eran note le intenzioni di lui e di quelli che lo dirigevano a questa volta, che ora però sono abbastanza palesi, le quali non erano niente meno che di suscitare la rivolta in Bologna, indi unirsi in Comacchio al Masina, passare il Po, mettere in piena insurrezione quei paesi, attaccare