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avversario, quando un colpo di lancia gli feri mortalmente il cavallo, e diede tempo all’altro di proseguire la sua fuga. Rimase poi sul campo per ferite gravissime il seguace del Garibaldi, cui egli doveva la propria salvezza.

» Nel tempo stesso giungeva un obice di montagna appar tenente alla batteria de Cornò, che il capitano Ambrosio seco traeva in avanti, e che sotto il comando del bravo tenente de Nora con la giustezza de’ suoi tiri arrestò il movimento delle bande romane, talché il battaglione cacciatori già rinforzato dalla metà del battaglione cacciatori della guardia, ebbe l’agio di prender posizione indietro su di un terreno più acconcio a sviluppar le sue forze.

» Giungeva altresì il tenente Gorgoni per accelerare il movimento di quell’obice, e nell’attacco tanto esso quanto il tenente Mazzitelli caddero estinti.

» Il Re dal palazzo del Legato osservava i movimenti del nemico: e dalla marcia lenta dell’antiguardo, dall’ingrossarsi delle sue colonne, non che dalla topografia del terreno, vide che l’idea del nemico era di sprolungare la sua sinistra per guadagnare la strada di Cisterna, e tagliar così la linea di ritirata del corpo napolitano.

» Disceso immantinenti con tutto il suo Stato maggiore, tra’ quali si trovavano i principi conte di Aquila e conte di Trapani, e l’Infante di Spagna Don Sebastiano, si portò al luogo dell’attacco verso Porta Romana.

» Intanto la grossa artiglieria, i bagagli e la cavalleria seguitavano a sfilare lungo la strada di Cisterna, per sostare in un campo a circa due miglia da Velletri insieme al battaglione svizzero: così facendo riusciva impossibile ogni movimento del nemico sulla linea di ritirata de’ Napolitani.

» Il Re dispose sulla dritta di Porta Romana due obici di montagna, tre cannoni da sei, ed un obice da campo sullo spianato della stessa Porta, affin di scacciare il