Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/539


della rivoluzione di roma 535

Aggiunge il Roselli che «durante tutta la notte pattuglie e scorritori audacissimi furono spediti a tentare ed esplorar la linea dei nostri nemici, ma niuno potè penetrare o scorger segno o udir romore che desse indizio di partenza; finalmente alcune pattuglie fatte andar fuori del nostro accampamento circa le ore due dopo mezza notte si accorsero della ritirata, entrarono in città, esplorarono, presero notizie dagli abitanti, e quindi ci recarono l’avviso avere l’esercito di Napoli abbandonata Velletri.»

Dopo di ciò il Roselli fece occupare Velletri dalle sue truppe. Confessa il medesimo che non inseguì farinata napolitana, perchè le son cose che si fanno quando una truppa è stata sbaragliata e si trova in disordine e confusa in conseguenza di una battaglia perduta; ma l’armata napolitana si ritirò intatta, con ordine ed in pianura, nè il fatto del 19 aveva suscitato nei Napolitani il minimo disordine.1

Si scusa inoltre il Roselli alla pag. 94 e dice il perchè non assoggettò Garibaldi al rigore della militare giustizia.

Sottoponiamo ora il racconto che ne fa lo storico Farini:

«Il Roselli che giunto a Roma in quei giorni, era stato costituito in grado di generale supremo, stimò doversi profittare della tregua coi Francesi per uscir incontro a’ Napolitani e costringere il re ad una battaglia. Il governo gliene diede l’ordine di buon animo, e la sera de’16 al 17 maggio, l’esercito romano, forte di dieci in dodici mila uomini, escì di porta San Giovanni in Laterano, festante il popolo. Il giorno stesso era giunta ad Albano la notizia delle pratiche del Lesseps, della tregua, e dei nuovi intendimenti del governo francese, onde fu grande inquietudine nel campo regio, dove i prelati presero a gridare contro i tradimenti della Francia, ed a consigliare il re a porsi in salvo, dandone essi il frettoloso esempio. Anche il Papa gli scriveva da Gaeta, esortan-

  1. Vedi Roselli, pag. 80, 90.