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ma questi invece avevano profittato di un errore commesso dai Romani.

Furon dirette dunque tutte le forze verso Velletri in aiuto del Garibaldi che si era avvicinato sino ad un miglio circa da quella città e che era stato attaccato, come si è detto, da’ Napolitani.

Opposero i Romani all’attacco

La legione italiana,

Varie compagnie del 3° di linea in fronte, il resto in riserva,

I lancieri irregolari a cavallo,

Due pezzi di artiglieria carichi a mitraglia.

Ecco come racconta l’attacco il Roselli:

«In questa disposizione incominciò il fatto d’armi col fuoco dei bersaglieri da ambe le parti, e avanzando i nostri animosamente, i nemici, dopo aver resistito qualche tempo, andavano a poco a poco cedendo. Ma, fatta entrare in linea nuova gente, ben presto riguadagnarono il terreno perduto, e la loro cavalleria intanto a tutta corsa si spinse bravamente ad urtare i lancieri, i quali a quella vista si volsero in fuga. Il general Garibaldi, osservato ciò, si fece loro incontro ed ordinò che rivoltassero la faccia al nemico; ma eglino invece fuggendo, lo fecero cader da cavallo, e peggio forse gli avveniva se il valore di alcuni e la robustezza specialmente di un moro suo domestico, sottratto non lo avessero dal pericolo. I cavalieri napolitani che continuavano a venire innanzi colla più gran velocità, l’avrebbero probabilmente raggiunto, se i fanti romani ch’erano fra i vigneti e dietro le siepi, a destra e a sinistra della strada, non li avessero fucilati proprio a cima di canna, dimodochè quasi non falli palla. E molto contribuì pure ad arrestarli una scarica, che fece sopra di loro con molta opportunità la prima compagnia dei picconieri, diretta dal capitano Ricciardelli, la quale era stata situata indietro su quel punto prossimo alla strada stessa. Cosi la testa di quello squa-