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532 | storia |
La mattina del 19 tutto l’esercito napolitano era nel suo movimento di ritirata, e trovavasi riunito presso Velletri, per porsi quindi in cammino per Torre tre ponti e Terracina. Era intendimento del Roselli d’impegnare i Napolitani tutti in Velletri, sia per trattenerli, come per premerli. In questi frangenti giunge un aiutante di campo del general Garibaldi coll’avviso del medesimo di aver posta in cammino l’avanguardia alla volta di Velletri. Fu immensa la meraviglia del Roselli per cosiffatta trasgressione de’ suoi ordini, ai quali, essendo lui il capo della spedizione, era in dovere lo stesso general Garibaldi di uniformarsi. 1 Diede ordine al Garibaldi di arrestare la truppa quattro o cinque miglia distante da Velletri. Avvisavalo poi che ove diversamente avesse agito, non avrebbe potuto aiutarlo e soccorrerlo.2
Mentre tutto disponevasi negli accampamenti per la partenza dei Romani, giunsero ufficiali di stato maggiore chiedenti aiuto, perchè il Garibaldi era stato attaccato sotto Velletri ed il combattimento presentavasi con dubbio successo non solo, ma volgentesi piuttosto al peggio pei Romani. Fu indescrivibile lo sdegno del Roselli pel procedere irriflessivo ed imprudente del Garibaldi, e per la disobbedienza agli ordini del suo capo.3 Fu quindi forza, cambiato il piano delle operazioni, di volare in soccorso del Garibaldi.
Non eran più i Romani che fattisi trovare schierati in ordine di battaglia, avevano obbligato i Napolitani ad accettarla in campo e risponder loro combattendo, imperocchè l’inizio essendoselo preso i Napolitani, erano essi invece che costringevano i Romani a regolarsi secondo i loro movimenti.
Nè eran conseguentemente i Romani che potevano profittare degli errori che avesser commesso i Napolitani,