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Ciò che narreremo sul movimento delle truppe romane e sullo scontro ch’ebbero coi Napolitani lo abbiamo attinto da tre opere che forman testo per l’autorità da cui emanano, e sono:

1.ª L’opera del generale Roselli, Memorie relative alla spedizione e combattimento di Velletri avvenuto il 19 maggio 1849, pubblicata in Torino nel 1853;

2.ª Quella di Gaetano d'Ambrosio, Relazione della campagna militare fatta dal Corpo napolitano negli Stati della Chiesa l’anno 1849, pubblicata in Napoli nel 1852;

3.ª L’altra del maresciallo Vaillant, Siege de Rome en 1849, par l’armee française ec. Paris, 1851.

Uscita, come dicemmo, l’armata romana per la porta Lateranense la sera del 16, la mattina del giorno seguente alle dieci circa giungeva a Zagarolo, terra dei Rospigliosi, ventidue miglia circa distante da Roma. Si levò colà qualche rumore fra le truppe irregolari le quali schiamazzavano per la mancanza del pane. Giunto però il convoglio che recavalo, si calmarono.1

I Napolitani intanto erano in piena ritirata; ed ecco il motivo e la narrazione particolareggiata delle circostanze che l’accompagnarono.

Fin dal giorno 17 il re di Napoli stando in Albano aveva ordinato la ritirata delle truppe, e questa incominciò subito. L’esercito moveva da Albano e giungeva all’Ariccia. Porzione della truppa con il parco di artiglieria, gli equipaggi, e le ambulanze, occupò Velletri il giorno 18.2 Il quartier generale dell’armata napolitana ch’era all’Ariccia, passò dunque a Velletri il detto giorno.

Vorrassi ora conoscere perchè quest’ordine di partenza subitaneo per indietreggiare, mentre secondo le precorse intelligenze anche i Napolitani avrebbero dovuto far parte dell’armata occupatrice di Roma e degli stati romani.


  1. Vedi Roselli, op. cit., pag. 57.
  2. Vedi Vaillant, pag. 15.