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dubitino i nostri lettori, che tale ilarità produsse, che subito una spiritosa caricatura si delineò e s’inserì nel Don Pirlone. Rappresentava il magazzino del parrucchiere Fazzi chiuso con catenacci per amor della patria, perchè se il toccare, un sol capello ad un Francese avesse potuto portar la rovina della città intera, valeva meglio che i parrucchieri chiudessero i lor negozi. Ed il malheur! malheur! à la ville éternelle spiccava a grandi lettere sulla porta del negozio. E sotto la vignetta leggevasi la spiegazione spiritosa che diceva così: «Eh i parrucchieri s’intendono di francese! piuttosto che mettere la patria in pericolo, chiudono!!!» 1

La seconda nota di cui abbiam parlato, fu inviata in città nel giorno stesso 24 di maggio, ed ivi il Lesseps dopo di essersi riferito alla prima, incomincia a propinare i correttivi e le dilucidazioni. Dice fra le altre cose: «Quindi io credo utile di dirvi in proposito dell’articolo secondo che se noi non abbiamo punto parlato del Santo Padre, è che noi non abbiamo per missione d’agitare questa questione, e che dichiarando nell’articolo terzo che non vogliamo entrare nell’amministrazione del paese, noi abbiamo la ferma intenzione di non contestare alla popolazione romana la libera discussione e la libera decisione di tutti gli interessi che si riattaccano al governo del paese.

» In una parola il nostro fine non è quello di farvi la guerra, ma di preservarvi da sventure di ogni maniera che potessero minacciarvi. Voi conserverete le vostre leggi, la vostra libertà.

» Egli è falso del pari che noi abbiamo mai avuto il pensiero d’inquietare presso voi gli stranieri e i Francesi che hanno combattuto contro di noi. Noi li consideriamo tutti come soldati al vostro servizio, e se vi fossero in questa categoria di tali che non rispettassero le vostre leggi, sta a voi il punirli, perchè noi non abbiamo mai

  1. Vedi il Don Pirlone, n. 214.