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510 | storia |
semblea, al potere costituito, l’intiera libertà di riflettere, di discutere, e di decidere, io mi ritiro per alcuni giorni al quartiere generale dell’armata francese, da dove io veglierò efficacemente d’accordo col Generale in capo alla sicurezza de’ miei compatriotti inoffensivi che rimangono in Roma.
» Perduta che sarà ogni speranza, verrò io stesso a cercarli se occorre, ma gridando intanto guai! guai! alla città eterna se si tocca un solo capello ad un Francese od a qualunque altro straniero.
» Mi si è domandato da ogni parte, come volete voi che vi riceviamo da amici se non ci accordate nessuna garanzia patente e pubblica?
» La forma delle nostre istituzioni, la politica poco mascherata del Paese del quale sono l’espressione e l’organo, potevano, in vista di evitare nuove complicazioni, dispensarci dal produrre questa garanzia: ma poiché è nell’interesse di tutti, di schiudere gli occhi ai ciechi, di porre i cattivi nell’impossibilità di nuocere, e di sottrarre la maggiorità sana della popolazione dall’influenza del capo che l’inganna e l’opprime, e saprebbe all’occorrenza facendo vibrare accortamente la corda patriottica, provocare uno slancio unanime pel trionfo della più detestabile fra le cause, io produrrò chiaramente questa garanzia tanto domandata, tanto desiderata dai veri Romani che, soli sarebbero perduti per la rovina del loro paese. Una simile garanzia per la quale io non temo punto nell’interesse d’una intera società, di compromettere la mia responsabilità e il mio avvenire, eccola.
» La Repubblica francese garantisce contro qualunque invasione straniera i territori degli Stati romani occupati dalle sue truppe.
» Questo articolo aggiunto alle tre proposizioni che vi sono state presentate, confonda i nostri nemici interni ed esterni, e convinca i più increduli. La sorte del vostro paese è nelle vostre mani, non mancate ai vostri