Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/499


della rivoluzione di roma 495

dalla Francia. Ripetiamo però che un concorso di circostanze impreviste rispose mirabilmente allo scopo, ma, politicamente parlando, presentò un cumulo tale di sbagli, di contradizioni, d’incoerenze, da non costituire una delle più belle pagine della storia di Francia. Tutti vi stanno male. Infatti sbagli, esagerazioni, falsità, contradizioni, incocrenze in tutti. La sola che vi sta bene (nè può essere altrimenti) è la Provvidenza celeste la quale pe’ suoi fini dette tal piega agli avvenimenti, da far nascere ciò che voleva, e da chi, quando, e come meno poteva attendersi.

Scriveva in pari tempo il Drouyn de Lhuys ministro degli affari esteri in Francia due dispacci, uno al rappresentante francese in Gaeta duca d’Harcourt, l’altro ai conte de Rayneval, i quali potranno leggersi nella storia del Torre. 1 In pari tempo il governo francese, sia che volesse chiarirsi meglio sul vero stato delle cose in Roma, sia che volesse guadagnare tempo onde dar luogo così alla spedizione di rinforzi per intraprendere un assedio regolare, divisò di mandare in Roma un suo inviato straordinario e ministro plenipotenziario, e la scelta cadde sopra quel signor de Lesseps che segnalossi in Barcellona (ov’era console di Francia) per tratti di energia e di abilità tendenti a ricomporre l’ordine in un momento di perturbazione, qualche anno indietro.

Approdava il 14 maggio Ferdinando de Lesseps alle ore 6 pomeridiane in Civitavecchia. All’una della mattina seguente abboccavasi in Castel di Guido col generale Oudinot, e più tardi giungeva in Roma in compagnia di quel Michele Accursi di cui abbiamo parlato più sopra, e che figurò nell’autunno del 1848 come sostituto al ministero di polizia, d’onde venne allontanato dal ministro Rossi. Era assai cognito l’Accursi fin dal 1831 ai liberali italiani, ed avea pagato coll’esilio la sua pretesa compartecipazione ai moti del 1831.


  1. Vedi i dispacci del Drouyn de Lhuys del 9 maggio 1849 in Torre, voi. II, pag. 71.