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ricevuti come nemici, vi va dell’onor militare, ed io non soffrirò che gli venga fatto oltraggio. Non vi mancheranno rinforzi; dite ai vostri soldati che io ammiro la loro bravura, io divido le loro fatiche, e potranno essi sempre contare sul mio appoggio e sulla mia riconoscenza.

» Abbiatevi, o mio caro generale, la certezza che io altamente vi stimo.


E i rinforzi non mancaron difatti, e la protezione francese non venne meno. Questa protezione fu un mezzo di cui servissi la Provvidenza per restaurare il pontificio governo. La sconfitta quindi del 30 di aprile, appunto perchè offensiva all’onor nazionale di quel popolo prode e generoso, servì mirabilmente allo scopo; ma se vogliamo esser giusti, dovrem dire che i Romani pacifici furono salvati miracolosamente.

Diciamo miracolosamente, perchè il procedere del governo francese non fu nè chiaro, nè netto, nè coerente sia verso la corte di Gaeta, sia verso i cattolici di Francia, e assai meno verso i repubblicani di Roma.

I Francesi rialzarono è vero il papato, ma non ebber mai il coraggio e la sincerità di dichiararlo nettamente. I Francesi venivano per distruggere la repubblica e neppur questo nettamente dicevano. Fecero giocare come motivo impellente il volere e il dovere contrabilanciare la influenza austriaca in Italia, ed impedire una restaurazione in senso assolutistico. Ciò dava una tinta liberale alla spedizione. Dopo il fatto del 30 di aprile però non gravitò nella bilancia se non che la necessità di rivendicare l’onore delle armi francesi. E così, quantunque per fini indiretti e fra loro contradicenti, ottennero i clericali il loro intento

  1. Vedi Torre, vol. II, pag. 63. — Vedi il Miraglia, pag. 207.