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vere, che non eran pochi e che non detter la più favorevole idea della nobiltà degli aderenti. Di ciò potrà convincersi ognuno consultando il volume sovraccennato. 1

Ritornando ora a parlare dei Francesi diremo che l’amor nazionale, quel sentimento onorevole di cui più o meno tutti i popoli sono compenetrati, ma che ne’ Francesi è sviluppato in grado eminente, fece sentire profondamente 10 scacco che le loro armi subirono il 30 di aprile dal così detto pugno di faziosi. Eran molti? E allora il governo francese e i giornali furono o ingannati o ingannatori, facendo credere che fosser pochi. Eran pochi realmente? Ed in tale caso non era una umiliazione immensa dover confessare di esserne stati battuti?

Memorabili furono le discussioni che suscitò questo avvenimento nelle sedute dell’assemblea francese dei 7, 9 ed 11 maggio, memorabili gli attacchi personali contro il ministero e contro lo stesso presidente della repubblica, fino al punto di proporne lo stato di accusa. Non è qui il luogo a riportare, perchè troppo ci devierebbe dal nostro proposito, i discorsi in quella occasione pronunziati. Ciascuno potrà leggerli ne’ diari di quell’epoca memoranda. Riporteremo soltanto il testo della lettera dell’8 maggio dello stesso presidente al generale Oudinot in risposta al suo rapporto del 4. Essa diceva così:


«Mio caro generale,

» Sono vivamente afflitto dalla notizia telegrafica che annunzia l’inaspettata resistenza fattavi sotto le mura di Roma. Io sperava, come sapete, che gli abitanti di Roma aprendo gli occhi all’evidenza, accogliessero amichevolmente un’armata che veniva a compiere presso di loro un atto di benevolenza e senza interesse; la cosa andò ben diversamente: i nostri soldati sono stati

  1. Vedi il Protocollo della Repubblica Romana, in-4.