Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/49


della rivoluzione di roma 45

ma il 28 fu il giorno della morte della già agonizzante assemblea; e dopo avere annunciato altre tre rinuncie, quelle cioè dell’avvocato Sturbinetti, del duca di Montevecchio, e dell’avvocato Scaramucci, si lesse il decreto della Giunta per la chiusura della sessione dei Consigli deliberanti, ed il decreto figurò coi nomi di Corsini, Camerata e Galletti, quantunque il Bonaparte stesso sentendo pronunziare il nome del Corsini, rammentò ch’egli aveva già rinunziato,1 indicando con ciò che si faceva allora un uso indebito della 5ua firma, come si era già fatto nell’atto del 20 e nel successivo dei 23.

Con questo si venne ad imprimere un marchio indelebile d’illegalità su tutto quello ch’erasi operato dal governo in merito alla Costituente, una volta che la Giunta la quale lo rappresentava e che era composta di tre individui, ne aveva due soltanto per funzionare.

Noi citiamo documenti incontestabili all’appoggio di simili fatti che vorremmo non fosser mai dimenticati, ed invitiamo i nostri lettori a verificarli da per loro.

Riassumendo la narrazione dei fatti stessi diremo che 11 Giunta violentata dai circoli di Roma e delle provincia, dallo strepito e dalla pressura delle tribune, e dal prepotente governo della piazza, quantunque non fosse in numero legale, si trovò costretta inevitabilmente di finirla una volta, emanando il giorno 29 il decreto per la convocazione in Roma dell’assemblea nazionale la quale rappresentar dovesse con pieni poteri lo stato romano. E detto decreto venne sottoscritto tanto dai due membri della Giunta rimasti, quanto da tutti i ministri, fondendosi tutti insieme. Eglino furono i seguenti:


  1. Vedi il Supplemento alla Gazzetta di Roma, n. 269.
  2. Vedi Gazzetta di Roma del 29 decembre 1818, Sommario, n. 49