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generale Wimpffen dal quartiere generale di Castelfranco, dirigeva agli abitanti degli stati romani un proclama col quale annunziava che riconduceva il commissario pontificio (ed era monsignor Bedini) per ristabilire il legittimo governo di Sua Santità.1

Commossi il municipio e le autorità principali di Bologna, non risolvevansi alla resistenza, temevano il prepotente nemico, temevan pure il popolo in armi. Il giorno 7 però straripato il torrente popolare, le armi furono consegnate al popolo bolognese. E in detto giorno il preside Biancoli emise un proclama accennante a resistenza.2

Giunsero la notte del 7 gli Austriaci in numero di seimila sotto la città con venti cannoni e trecento cavalli. Il giorno 8 vi fu combattimento. Il preside si ritira e lascia il potere al municipio, il quale fece alzare la bandiera bianca; ma la bandiera bianca non si voleva dal popolo bolognese, e quindi venne la sera dell' 8 da quella plebe inferocita schernita e fulminata. Dal 9 al 12 avvicendaronsi tregue e combattimenti, e il giorno 12 dal borgo di Panigale il generale Wimpffen diresse ai Bolognesi altro proclama, per invitarli a cedere affine di preservare la loro città e le loro famiglie dalla distruzione e dalla rovina.

A questo proclama rispose il popolo:

«Cittadini magistrati del Municipio di Bologna.

» Il proclama manoscritto segnato dal Maresciallo Wimpffen, da voi cittadini magistrati ricevuto or ora senza accompagno, non può essere da noi accettato.

» Ciò vi serva di regola, e pubblicate la notizia.

» Salute e fratellanza.

» Bologna 12 maggio 1849.
» Firmati   Antonio Alessandrini
Domenico Tonini
Lodovico Trasi3
  1. Vedi Miraglia, pag. 189.
  2. Vedi Miraglia, pag. 191.
  3. Vedi i Documenti, n. 62, vol. IX.