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polo Minucci ed il notaro Gaggiotti erano incaricati di requisire denaro, contro biglietti della repubblica alla pari.1 Recavansi di fatti nei banchi, negli stabilimenti commerciali, e nelle case dei privati per eseguire il loro mandato. Non ci consta che commettessero violenze. Recaronsi al banco Torlonia e parlarono con me che scrivo. Ma siccome non avevamo che carta, non ottennero neppure un soldo, e se ne ritornaron via di buona grazia, e come suol dirsi, colle pive nel sacco; ma a lode dei vero, neppure una parola men che misurata pronunziarono.

Creavasi pure il giorno 12 una commissione per liquidare i danni sofferti da coloro cui eransi distrutte le proprietà, e non furon pochi, perchè nel raggio di circa mezzo miglio intorno alla città quasi tutte le case di campagna vennero quali prima, quali dopo interamente atterrate. Nè alle case soltanto limitaronsi le devastazioni. Ed affinchè i nostri lettori possan farsene una idea più chiara, sottoponiamo loro un riepilogo delle più notevoli fra le medesime. Eccole:

Nell’esterno della città

1° Il ponte Milvio (ponte Molle) fuori la porta del Popolo.

2° La villa Borghese ed i casini, compreso quello di Raffaello, fuori quella porta.

3° La villa ed il palazzo Patrizi fuori la porta Pia.

4° Il palazzo della villa già Lucernari, oggi Torlonia, fuori la porta Pia.

5° La villa Vagnuzzi, già Poniatowsky, fuori la porta del Popolo.

6° Il casinetto di villa Albani fuori la porta Salaria.

7° La villa ed il palazzo della baronessa Salvage de Faverolles, già appartenente agli Altoviti, nei prati di Castello, incontro al porto di Pipetta. La baronessa suddetta era una delle più intime amiche della famiglia di Napoleone Bonaparte.


  1. Vedi Monitore, pag. 449