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Quello ai Romani diceva fra le altre cose:

«Il generale Oudinot trascina di bel nuovo i suoi soldati contro Roma. Ben venga: Roma lo aspetta senza paura, senza millanteria, fidente nella giustizia della sua causa, e nell’aiuto dei Dio di giustizia.

» . . . . . . . .

» Romani! i vostri padri ridotti a ben altre estremità che noi non siamo, si ritrassero nel Campidoglio, respinsero i ripetuti assalti dei Galli, e li costrinsero a fuggire. Il generale Oudinot, grazie al Cielo, non è più terribile di Brenno, e Roma non è pur anche ridotta a difendersi nel breve giro del Campidoglio.»

E quello ai Francesi che traduciamo era in principio così concepito:

«Per la seconda volta voi siete spinti quali nemici sotto le mura di Roma, della Città Repubblicana, che fu un tempo la cuna della libertà e della grandezza militare.»

Terminava con queste parole:

«Soldati francesi! Soldati della libertà! Non marciate contro i vostri fratelli. Le nostre battaglie son le vostre.

» Che i due Vessilli tricolori si congiungano e marcino insieme all’affrancamento de’ popoli, alla distruzione dei tiranni! Dio, la Francia e l’Italia benediranno le vostre armi.

» Viva la Repubblica Francese!
» Viva la Repubblica Romana!

» Roma, li 10 maggio 1849.

» I Triumviri


Desiderosa la repubblica di ammassare danaro contante, nè sappiamo comprenderne il motivo, perchè i suoi biglietti erano ricevuti senza difficoltà veruna, e con essi a tutto poteva sopperirsi, aggiunse alla richiesta dei presidi de’ rioni per gli argenti lavorati, quella per l’oro e l’argento monetato; ed a tal effetto il triumvirato in data del 10 avvertiva i Romani che il rappresentante del po-