Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
della rivoluzione di roma | 467 |
fu pagato se non quando le armi erano state spedite, furono gli Armellini assoluti dalla querela, liberati dalle molestie, e ritirato il sequestro a loro carico.1
In Roma intanto in cui, come dicemmo, non era nè morte nè vita, temevasi sempre da un momento all’altro per sorpresa l’attacco dei Francesi. I Francesi per verità non pensavano a questo, perchè veduta la resistenza di Roma, e riconosciuto che maggiore avrebber potuto incontrarla stante i sussidi che a Roma da tutte le parti d’Italia giungevano, attendevano invece rinforzi d’uomini e artiglierie d’assedio.
Ma la commissione delle barricate non si ristava per questo dal rafforzare i mezzi e gli espedienti di difesa in guisa, che accadendo un assalto improvviso, ritrovato avesser gli assalitori in ogni punto la resistenza e la morte.
Citeremo a tale effetto gli atti che emise nella prima quindicina di maggio.
Ordinava con atto pubblico del 1° che tutte le vetture e gli omnibus stesser pronti sulle piazze.2
Ed il 2 emetteva un proclama sui danni presuntivamente fatti dal generale Oudinot il 30. Eccone il principio:
«Il generale Oudinot aveva promesso di pagare tutti, e tutto in contante. Bene; paghi se può gli arazzi di Raffaello traforati dal piombo francese, paghi i danni, no i danni, l’insulto lanciato a Michelangelo.»3
Ordinava il 2 che al momento dell’allarme tutti gli armati recassersi ai centri che designava, e commetteva pure le barricate mobili, per opporre qualunque improvvisata ed eventuale resistenza,4 ed i triboli di ferro.5