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della rivoluzione romana, vogliam dire la repubblica universale.

Ebber quindi luogo evviva e saluti e abbracciamenti fino all’ultima barricata alla porta Cavalleggieri; e così accomiataronsi i liberati Francesi dai liberatori Romani.

Volgendo ora gli sguardi ai mezzi di difesa che escogitavansi dal governo romano per affrontar l’attacco delle quattro potenze, racconteremo che il 20 marzo, come dicemmo a suo luogo, fu data un commissione di armi. Giunsero queste in Civitavecchia, ma giunsero mentre i Francesi vi erano sbarcati. Le armi quindi furon sequestrate dal generale Oudinot.

Venne con esse il negoziante inglese Anthony, e si recò subito a me che scrivo, per sapere come andavano le cose di Roma; mi raccontò dell’arrivo delle armi, del loro sequestro e del suo essere tuttavia creditore di 500 lire sterline per il prezzo delle medesime. Lo diressi subito al triumvirato, il quale trovato giusto il suo reclamo, saldò l’Anthony procurandosi dal banco Torlonia una cambiale di lire 500 sterline pagabile a Londra. Non ho bisogno di produrre documenti: son cose di fatto, e i registri camerali sono là per attestare la verità. La mia qualifica nel banco anzidetto è troppo nota; ond’è che non occorrono altre spiegazioni.

Convenendo però rimpiazzare e subito le armi sequestrate, il giorno 9 si richiesero allo stesso banco cambiali per lire 3,500 sterline, le quali furono rilasciate sopra la casa Baring colla condizione di non pagarle se non dietro la esibita della poliza di caricamento delle armi. Esse però non giunser mai in Roma perchè occupata dai Francesi.

Posteriormente il governo pontificio mosse querela alla famiglia Armellini, e richiese spiegazione sull’impiego della somma sovraccitata; e in pendenza della risposta mise sequestro sui beni della famiglia.

La quale però giustificatasi pel fatto constatato che il danaro aveva servito per il prezzo delle armi, e che non