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mate voi? (tutti, ). Or bene ascoltate quanto quei male avventurati hanno dichiarato, e se è vero, giureremo insieme di combattere uniti i nemici della libertà dei popoli: e chi contro Francia, unita sui campi della gloria d’Italia? Scendete dai troni, o tiranni!» (Tutti gridarono: leggete le parole di Picard, del bravo Picard).

» Qui il Paradisi ha letto a chiarissima ed intelligibile voce la deposizione di Picard e Jermelet, interrotta più volte da grida unanimi — è vero, è vero, tradimento vi è stato. I Romani sono bravi, amano, meritano la Repubblica, — e si è chiusa questa scena commovente coll’abbracciarsi, e col giuramento vivamente espresso stringendo tutti le mani del Paradisi: noi combatteremo i tiranni, i nemici dalla libertà; al che il Paradisi ha chiuso il suo dire: «Scrivete in Francia, il Triumvirato, tutto che prigionieri, vel permette, tutte le cose che avete viste ed udite, e la vostra Assemblea, e la Nazione tutta dovrà dire con gioia — Al di là delle Alpi vi è un popolo, di cui ogni uomo è un leone, ogni moschetto una morte. —

» Addio, fratelli miei, l’avvenire è nostro: Dio è con» noi, vincere o morire.»

» Viva la Repubblica è stato il grido universale di tutti i soldati francesi che hanno chiesto subito facoltà di scrivere alle loro famiglie, ed ai loro amici in Francia.

» Filippo Paradisi quondam Tiberio.

» Avvocato Felice Compagnoni, interprete traduttore.

» Così è — Giacomo Frattocchi, notaro pubblico di collegio. In fede, ec.»1


Questa fu la prima parte della commedia; ora passiamo a parlare della seconda.

Il dì 7 maggio venne pubblicato un decreto per la liberazione dei prigionieri francesi. Esso era espresso così:

«Considerando che tra il Popolo Francese e Roma non è nè può essere stato di guerra;


  1. Vedi la Speranza dell’epoca, n. 94. — Vedi Documenti del vol. IX, num. 57.