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462 | storia |
tenuti i prigionieri, ed ivi reso ostensibile il permesso del Triumvirato, è stato il Paradisi, con l’interprete e me notaro, condotto in un salone nel quale sono trattenuti i prigionieri francesi, ai quali il Paradisi ha dirette le parole:
«Repubblicani Francesi, soldati di onore! Un repubblicano romano, un vostro fratello, uno che abborre la tirannia, desidera parlarvi.» Tutti i prigionieri in una massa di più centinaia hanno circondato il Paradisi con somma attenzione gridando — Viva la Repubblica, viva la Repubblica Romana, viva la Francia, e qualche voce, non il Governo attuale di Francia. — Dopo queste parole tacquero tutti, e Paradisi ha detto:
«Francesi, il vostro onore può esser compromesso da un Governo che si lega con l’Austria, colla Russia e coll’abominevole Gaeta. Quelle volpi, anzi quelle tigri, non possono togliere però alla Francia quel sublime posto che occupa fra le nazioni generose: l’articolo quinto della Costituzione è imbrattato, reclama il vostro sostegno. Perchè, o fratelli, è stato a voi detto, marciate sopra Roma? Perchè i Napolitani e gli Austriaci vogliono atterrare la libertà di un popolo, e perchè una mano di uomini esercita violenza, e porta l’anarchia in una città che siede tuttora regina del mondo. In quanto a respingere i Napolitani e gli Austriaci, santa era la vostra missione, e gloriosi potevate calcare il territorio della Repubblica Romana, ciascuna zolla del quale ricorda un eroe. Ma se in Roma, meglio, in Civitavecchia, ordine e vera unanimità di pensiero repubblicano voi avete osservato, se in noi avete veduto i non degeneri figli dei Grandi, come, e perchè, o fratelli, avete potuto contro noi scaricare i vostri moschetti, far tonare i vostri cannoni? Noi conosciamo come e quanto foste ingannati. Io più degli altri ora il conosco perchè ho parlato in questo momento col vostro capo di battaglione Picard, col vostro sottotenente Jermelet, li conoscete voi? (tutti, sì) li sti-