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cesso formale del famoso Paradisi presso i detti prigionieri, la sua interpellazione, e l’atto legale che ne fu compilato.

Estragghiamo tutto ciò da quel foglio stampato che in allora si pubblicò, e che diceva come appresso:


«Nel nome di Dio e del Popolo.

» L’anno primo della Repubblica Romana, dell’era volgare 1849.

» Il giorno di sabato 5 del mese di maggio.

» Si certifica da me Giacomo Frattocchi notaio pubblico di Collegio residente in Roma con officio in via delle Muratte numero 20, qualmente a richiesta del cittadino Filippo Paradisi quondam Tiberio romano, ed in forza di ordine del Triumvirato che autorizza il suddetto Paradisi a parlare con tutti i prigionieri francesi, sotto questo istesso giorno mi sono recato presso l’interprete di lingua francese in questi nostri tribunali, cittadino avvocato Felice Compagnoni munito di diploma a me esibito in data 8 aprile 1848, firmato C. E. Muzzarelli S. R. R. Decanus, e tutti uniti ci siamo portati nel Forte S. Angelo, ed ivi abbiamo parlato con i due prigionieri Alessandro Picard capo di battaglione del ventesimo di linea del dipartimento Jura, Franche-Comté, e con Louis Jermelet sottotenente del decimo di linea nato a Morlaix dipartimento di Finistere, figlio di capo battaglione in ritiro. Quali due ufficiali interpellati dal Paradisi a dirgli quale fosse l’opinione degli armati francesi nel venire a Roma, ed esternare le cause di tale spedizione, hanno concordemente detto le seguenti espressioni in lingua gallica, che dal suddetto interpetre mi sono state dettate in idioma italiano:

«L’opinione di tutti i Francesi spediti in Roma e la nostra propria formata da relazioni avute dal Governo o emanazioni di esso, era che la Repubblica Romana fosse stata proclamata da una banda di uomini che ha agito con violenza, non dal voto generale, e perciò essere