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della rivoluzione di roma | 455 |
Ma altro e più significativo documento ci somministra la storia nel proclama che lo Sterbini come presidente del comitato dei circoli di pubblica sorveglianza emise, c col quale inveivasi contro i ladri che avevano usurpato le proprietà private e nazionali. Esso terminava con un morte ai ladri.1
La stessa commissione delle barricate pubblicò un indirizzo ai Romani il giorno 12, contro gli abusi commessi a loro danno.2
Erano poi stati tali e tanti i guasti, le ruberie, e le manomissioni commesse vergognosamente in quell’emporio della principesca grandezza romana ch’è la villa Pamphily, ove conservavansi perfino molti oggetti appartenuti alla celebre donna Olimpia, che denunziati all’autorità, provocarono la condanna (per parte di un Consiglio di guerra il giorno 12) del sotto tenente Gaetano Franchini alla pena di morte, commutata poi ai lavori forzati. Ed il comune Paraccini per insubordinazione veniva condannato a tre anni di lavori forzati.3
Il giorno 15 finalmente il ministro di guerra Avezzana diramava una circolare contro gli abusi della forza, i soprusi, e le manomissioni che alcuni soldati permettevansi, le intemperanze e le smodate pretese delle amministrazioni di parecchi corpi militari, e lo sciupo di paglia, legna, torcie ec.4
Arresterem qui la rattristante narrazione di questi fatti, di cui a mal in cuore dovemmo cercar le tracce. Sono essi constatati dai documenti pubblici, e la loro semplice enunciazione è sufficiente a ritrarci il vero stato di Roma in quei giorni nefasti. Tutto ciò accadde nella prima quindicina di maggio e noi ne parlammo perchè i documenti ce ne sopperivano l’occasione; ma il buon senso