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della rivoluzione di roma | 453 |
» A nessuno è concesso procedere ad arresti o perquisizioni domiciliari. . . . . . . . .
Trista confessione fu questa, perchè se tanto si diceva da chi aveva interesse di occultare queste nequizie per decoro della incipiente repubblica romana, quanto di più doveva esservi, che non si diceva?1
Concedevansi frattanto a profitto degli asili infantili gli oggetti inservibili dei monasteri superstiti.2
Il giorno 5 veniva posta a sacco ed a ruba la casa parrocchiale di san Giovanni in Laterano, ad onta degli ordini, dei rigori, e delle minacce del governo.3
Vedendo allora che non ostante gli avvisi e le minacce dell’autorità, veniva ogni giorno di più in più manomessa e dispregiata la legge tutrice degli altrui diritti, il commissariato di guerra annunziava il giorno 7 che infiniti ed inconcepibili abusi e bassezze furono commessi nella requisizione degli oggetti, in un atto che riportò il Monitore,4 e che in parte trascriviamo come appresso:
«Ministero di Guerra e Marina.
«Infiniti ed inconcepibili abusi e bassezze, commessi da taluni nella requisizione degli oggetti pel servizio della Repubblica, ci obbligano a provvedere energicamente per scoprire il triste che vestito di arbitraria missione, che dovrebb’esser santa come il suo scopo, approfitta dell’urgente bisogno di questi solenni momenti, per adempire a delle particolari mire di cupidigià, e manomettere, così rendendo grave e dannoso il savio provvedimento del vigilante, dell’operoso, del giusto.