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452 | storia |
Nello stesso giorno in Campo di Fiore, sulla piazza dei santi Apostoli, ed in altri luoghi vennero incendiate molte carrozze di cardinali.
Nè qui si arrestarono i disordini del 3 di maggio, perchè tanto in detto giorno, quanto nei successivi, gravissimi ne occorsero nel convento di santa Croce in Gerusalemme, fatto ludibrio di una birbaglia scapestrata e ribalda che fra le imprecazioni, le bestemmie e le libazioni al dio Bacco, fece di quel locale venerando infame bordello. Tutto vi posero a ruba e scompiglio, e que’ poveri monaci ritrovarono nella fuga la loro salvezza.1
Occupavasi il 4 il palazzo dell’accademia di Francia, sul Pincio. Quel direttore e gli alunni ritiraronsi parte in case private, parte al palazzo Colonna. La villa era stata occupata fin da qualche giorno prima, perchè considerata siccome punto strategico.
Le requisizioni arbitrarie eran già incominciate, e siccome i reclami pervenivano da tutte le parti all’autorità, emetteva essa un proclama, per mezzo del ministro della guerra Avezzana, col quale diffidavansi i Romani a non consegnare nè cavalli nè altri oggetti qualunque senza un ordine scritto dalla commissione militare.2
E così moltiplici o gravi dovettero essere i casi nefandi che in quello sfrenamento di passioni perpetravansi, che lo stesso triumvirato in un atto solenne ne conservò la memoria, e ne bandì la riprovazione. Fu questo un proclama ove fra le altre rinveniamo le parole seguenti:
«Disordini rari ma gravi, cominciamenti di devastazione, atti offensivi alla proprietà, minacciano la calma maestosa, colla quale Roma ha santificato la sua vittoria.
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» Le persone sono inviolabili. . . . . . .
» Le proprietà sono inviolabili. . . . . .