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40 | storia |
se ne querelarono altamente; fra questi primeggiò il principe Torlonia.1
Si adottò allora il ripiego di consultare partitamente i militi, la qual cosa non potè farsi se non che nel modo il più irregolare e tumultuario. I rapporti recarono che i più non sapevano che cosa fosse la Costituente, e rispondevano non esser stato quello l’oggetto della loro chiamata. Pochissimi aver risposto di volere la Costituente.
Ma allora alcune voci prepotenti s’inteser gridare in tuono minaccioso: va bene, va bene: tutti vogliono la Costituente. Viva la Costituente; e viva la Costituente ripeterono tutti gli affigliati ai circoli.
Guardavansi l’un l’altro stupefatti e sdegnosi i civici, ma che fare? Viva la Costituente fu il grido che si voleva e che si pronunciò ad alta voce; e lo Sterbini che era già in serbo per compire il colpo di scena, slanciossi dal quartiere per recarsi al palazzo Ruffo che era dirimpetto ed ove alloggiava in quel tempo il Cardinal Macchi. Egli apparve sulla loggia e pronunciò un discorso allusivo alla occasione, promettendo sulla sua parola di onore, che nella notte i perturbatori sarebbero stati allontanati.
Applausi non mancarono al discorso dello Sterbini; dopo di che quello stessa milizia cittadina che era pronta a bivaccare la notte sulla piazza de’ santi XII Apostoli, ottenne la sua licenza, e ordinatamente difilando pel Corso restituissi ai suoi quartieri e quindi si separò.2 A che veramente ritenerla di più? L’operazione che volevasi, era fatta. Volevasi che si potesse dire: la civica ha proclamato la Costituente, e ciò potè dirsi.
D’altra parte essa era in armi, non si oppose, dunque (concludevasi) aderì. Avrebber voluto molti e molti far segno di opposizione aperta, ma ove ben si consideri siffatto partito, in quel momento non poteva scaturirne se